
Ogni giorno, mentre siamo connessi ad internet, venivamo controllati da quelli che generalmente nominiamo on-line trackers, ovvero software programmati per collezionare i nostri dati di navigazione al fine di seguire i nostri trend, le nostre abitudini, i nostri interessi. A poco a poco, questo tipo di strumento è entrato a fare parte della nostra vita quotidiana divenendo persino una sorta di “aiutante” per offrirci ciò che cerchiamo ancor prima di saperlo; ma facciamo un esempio: stiamo programmando una bella vacanza in Turchia e facciamo una piccola ricerca su qualche hotel nella zona; di punto in bianco, tutti i banner pubblicitari ci mostrano qualche offerta specifica del luogo prescelto, Google Discover ci mostra notizie su di esso e potremmo, persino, iniziare a ricevere delle e-mail mirate. Diciamocelo, è tutto molto comodo: non dobbiamo fare nemmeno lo sforzo di cercare, sarà internet a farlo per noi. Siamo dei tifosi di calcio e visitiamo solo siti dedicati a questi? Niente paura, Google Discover selezionerà automaticamente gli articoli che più potrebbero interessarci e, tendendialmente, ci azzeccherà pure! I nostri browser salveranno, anche, facilmente e felicemente le nostre password per evitarci di dimenticarle e per permetterci di accedere più velocemente ai vari siti a cui siamo iscritti.
In altre parole, l’utente sarà anche un potenziale compratore ma, di certo, i suoi dati e con esso la sua persona sono un prodotto alquanto anelato, non solo da coloro che rubano dati ma anche dalle diverse compagnie che “legalmente” utilizzano i trackers. Persino, chi crea un proprio sito internet tende a collezionare dati per sapere, più o meno, cosa gli utenti prediligono, ma c’è una grossa differenza tra fare questo, ovvero creare delle statistiche anonime, ed individuare i comportamenti di ogni singolo utente dandogli ciò che desidera senza che questi faccia il minimo sforzo: e, qui, pigrizia docet!
Quindi, ammesso e concesso che il nostro scopo sia veramente quello di evitare i trackers cosa possiamo fare?
Per prima cosa, logicamente, dovremo accettare il fatto che, in tal modo, quelle comodità di cui abbiamo accennato sopra scompariranno.
- Iniziare ad utilizzare un motore di ricerca che non ci monitori come fa Google e che, quindi, non tracci le nostre abitudini e rispetti la nostra privacy. Vi segnaliamo il nostro preferito, nonché il più conosciuto grazie alla qualità delle sue ricerche, DuckDuckGo. In alternativa, StartPage ha un altro tipo di approccio: attinge ai risultati delle ricerche di Google e paga tale compagnia per rimuovere tutti i trackers ed i logs di coloro che lo scelgono.
- Considerando che i browsers salvano diverse informazioni sulle nostre abitudini dobbiamo ricordarci di cancellarne la cronologia ed i cookies regolarmente, o di non salvarli affatto, sia sul nostro smartphone, che sul tablet, che sul pc. Esistendo già delle guide esaurienti degli specifici browser per l’eliminazione della loro cronologia ci limitiamo qui ad elencarne i link:
- Chrome
- Firefox e/o Tor
- Safari per Mac e Safari per smartphone/tablet
- Edge
- Se usiamo Opera, sulla barra laterale l’ultima icona che richiama la stilizzazione di un orologio è quella che ci interessa, si aprirà l’elenco della nostra cronologia e in alto a destra clicchiamo su Clear browsing data.
- In alternativa, se non vogliamo modificare le impostazioni di cronologia, password e cookies, ma vogliamo che il nostro browser non le salvi automaticamente possiamo scegliere la modalità incognito utilizzando per navigare, sempre e solo, la finestra specifica a cui si potrà accedere dal menu del nostro browser. Facciamo però attenzione e ricordiamoci che questa possibilità, né quelle precedenti, nascondono il nostro personale indirizzo IP, non ci protegge dallo spoofing (ovvero, una forma di attacco in cui qualcuno, in questo caso potrebbe essere un sito, pretende di essere qualcun altro tentando di ottenere informazioni personali dal malcapitato utente) e non ci nasconde da persone connesse alla nostra stessa rete.
- Scegliere l’uso di software che ci aiutino a gestire le nostre password senza l’aiuto del nostro browser, come LastPass (più semplice da impostare e gestire) o KeePass.
- Dare la precedenza all’uso di browser che non collezionino i nostri dati. Ciò significherebbe prima di tutto evitare Chrome che, come fa notare nella propria Informativa sulla privacy di Google Chrome, colleziona una grossa quantità di dati relativa ai propri utenti e favorire, quindi, Firefox in modalità invisibile (per android Firefox Focus), Safari, Brave o meglio ancora TOR che, però, potrebbe rallentare la nostra connessione se già lenta. Per accertarci, comunque, che il nostro browser sia abbastanza sicuro contro il tracking possiamo testarlo attraverso il sito https://panopticlick.eff.org che nel giro di alcuni minuti ci rivelerà se questi stia bloccando i tracking degli ads, quelli non visibili, quelli considerati “accettabili”, quelli di terzi che promettono di onorare la polizza DNT (Do not track) e se il browser stesso ci protegge dal fingerprint tracking. Questo avviene quando carichiamo una pagina con un browser la cui fingerprint (impronta digitale) risulta unica: automaticamente, infatti, alcune informazioni del nostro browser arrivano al sito che stiamo visitando; questi potrà analizzare il nostro browser tramite JavaScript, Flash et similia (che, per questo, consigliamo di disabilitare), così da vedere che lingua utilizziamo, gli addons installati ed altre specifiche che gli permetteranno di creare un profilo su di noi.
- Utilizzare delle estensioni per bloccare i trackers come quelle da noi già citate in passato in un articolo ad esse dedicato: Disconnect, Ad-block, Ghostery, o ancora Firefox Lightbeam.
Inoltre, il sito https://trackography.org/ ci permette di vedere chi colleziona i nostri dati mentre leggiamo le news selezionando lo Stato da cui ci connettiamo, il tipo di sito che stiamo consultando e dove tali informazioni viaggiano. Inoltre, selezionando una specifica compagnia possiamo leggere anche la loro polizza sulla privacy. - Scegliere l’uso di un VPN facendo particolare attenzione e ricordandoci che anche questo potrebbe rallentare sensibilmente la nostra connessione: qui spieghiamo come sceglierlo e qui che cos’è e come funziona. Se vogliamo fare una prova con un VPN, per il momento gratuito perché in versione beta, vi segnaliamo anche PenguinProxy.
Schermata d’esempio per il sito ansa.it su
https://trackography.org/
Queste scelte qui elencate sono solo i primi passi per tentare di evitare i trackers e mantenere i nostri dati in qualche modo protetti da occhi indiscreti e da pubblicità mirate. Più, però, internet – e con esso tutti quegli oggetti ad questi collegati che, generalmente, vengono denominati IoT (Internet of Things) – si radica all’interno delle nostre vite quotidiane, divenendo per noi una necessità, maggiormente le nostre informazioni appaiono fuori dal nostro controllo, sia per causa diretta che indiretta e, così, ci domandiamo: fino a che punto potremo mantenere in qualche modo un’idea di privacy e, soprattutto, fino a che punto potremo spingerci nel tentativo di isolare e proteggere i nostri dati senza ricadere nell’eccesso di preoccupazione (sempre ammesso che esista un eccesso in tutto ciò)? E siamo davvero in grado, nel nostro piccolo, di proteggere i nostri dati, o per lo meno di limitarne la diffusione?
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